In quella che oggi è la
via Toti n.2 (naturale continuazione dell’attuale
piazzale Baracca) sorge
un palazzo di 5 piani degli
anni cinquanta, il cui nucleo primitivo, tuttavia, risale agli inizi del
Novecento.
La facciata interna |
Ufficialmente, l’area
sulla quale doveva sorgere l’edificio di due livelli affacciato sul piazzale Magenta e sul tratto di strada ancora detto
dei Bastioni di porta Sempione, era stata acquistata nel 1905 da un certo Umberto Locarno, che secondo quanto
risulta, altri non era se non un prestanome di un non meglio identificato
principe d’austria-ungheria, il cui nome rimase per vari motivi segreto, cosa
che ha fatto anche pensare alla presenza, in questa strana committenza, di uno
dei tanti figli illegittimi dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Il principe, tuttavia,
potè sfruttare la residenza milanese, terminata nel 1909, solo per pochi anni,
trovando la morte nel 1914, in una delle battaglie polacche della I guerra
mondiale.
La progettazione dell’edificio, pensato come una piccola villetta in
stile liberty, fu affidata
all’architetto Gattermayer, che in Italia lavorò anche per progetti di restauro
storico, come nella chiesa di Abbiategrasso. Questi, si avvalse dell’aiuto del
più noto architetto Adolf Loos, per lo studio delle decorazioni e degli inserti
più prettamente artistici.
Adolf Loos |
Loos, austriaco (1870-1933) è
considerato uno dei pionieri dell’architettura moderna. Lavorò sia a Vienna (dove progettò villa Steiner e la
curiosa casa Scheu, con una copertura a terrazza, fatto del tutto nuovo per
l’epoca), sia a Parigi, anche se qui la
maggior parte dei suoi lavori rimase allo stadio embrionale di progetto o
studio, salvo il celebre caso dell’abitazione realizzata per il fondatore del
dadaismo, Tristan Tzara (a Montmartre, in avenue Junot n. 15).
L’edifico nato da tale
collaborazione risultò così essere una abitazione di dimensioni contenute
(all’incirca 250/300 mq) con affaccio su strada e cortiletto: il piano terreno,
pensato per le occasioni mondane e i piccoli ricevimenti, caratterizzato da due
ampi saloni e alcune salette o fumoir; il primo piano, al quale si accede attraverso un grazioso scalone, per ospitare
l’appartamento privato, quindi le camera da letto e un piccolo
studio-biblioteca con affaccio sul terrazzino.
Oltre il cortiletto, come
detto, venne edificato il curioso spazio per la servitù, i cavalli e le
carrozze, ospitati in una sorta di chalet bavarese tanto caratteristico quanto
insolito per gli stili presenti in città.
Gli interni vennero arredati secondo uno stile settecentesco e
ottocentesco, probabilmente frutto di acquisti effettuati direttamente dal
proprietario o comunque provenienti dalla sua collezione austriaca.
Un’eccezione, lo specchio a riquadri,
molto suggestivo e già, per l’epoca, fortemente moderno, ideato dal solito Loos
e inserito nella saletta rosa, la prima sulla destra per chi entra nella
residenza.
Nella successiva saletta
verde, si nota invece una boiserie
settecentesca proveniente dalla Sicilia.
Nel salone oro troviamo
un ritratto di scuola inglese di lady Arundel, probabilmente inserito per mere
esigenze estetiche o collezionistiche
(curiosamente, comunque, uno dei codici di Leonardo prende il nome dal
suo proprietario, lord Arundel, che poi lo donò al British museum).
Infine, nel salone rosso
un’altra acquisizione collezionistica: un arazzo manifattura di Bruxelles XVIII
secolo.
Milano, giugno 2014
maurocolombomilano@virgilio.it
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